Assegno divorzile: conta anche la convivenza prematrimoniale

L’assegno di mantenimento è una somma definita durante il processo di separazione, destinata a supportare il coniuge che si trova in una posizione economica meno favorevole e che non dispone di un reddito proprio. Spesso, tale assegno è destinato alla moglie se questa non lavora o se il suo reddito è notevolmente inferiore a quello del marito.
Occorre fare una distinzione tra l’assegno di mantenimento, che viene riconosciuto durante la separazione ed è in proporzione al tenore di vita matrimoniale, e l’assegno divorzile che viene attribuito in seguito alla pronuncia della sentenza di divorzio, quando la coppia si scioglie in modo definitivo e cessano gli effetti civili del matrimonio, però restano alcuni obblighi di solidarietà e assistenza tra i coniugi.
Per quanto riguarda l’assegno divorzile, i criteri utilizzati per la sua fissazione non si basano più sul mantenimento del precedente tenore di vita. Attraverso una importante sentenza delle Sezioni Unite del 2018 (Cass. S.U. sent. n. 18287/2018), il vecchio metodo del mantenimento del tenore di vita precedente, che in molti casi, dava la possibilità di procurarsi una rendita parassitaria a carico dell’ex coniuge più “ricco”, è stato superato. Adesso, secondo la Suprema Corte, l’assegno di divorzio deve avere funzione assistenziale, compensativa e perequativa delle differenze di reddito e patrimoniali tra i due ex coniugi.
Altra importante sentenza riguarda la convivenza prima del matrimonio: la Cassazione a Sezioni Unite (sentenza n. 35385/2023) si è recentemente pronunciata sulla questione con riferimento all’assegno di divorzio, stabilendo che, nel valutare l’importo di quest’ultimo e il diritto del coniuge richiedente a percepirlo, il giudice deve considerare anche il periodo di convivenza della coppia prima del matrimonio. La Suprema Corte, ribadendo lo scopo compensativo e perequativo dell’assegno di divorzio, invita a esaminare i casi in cui il matrimonio sia stato preceduto da una convivenza caratterizzata da stabilità e continuità, basata su un progetto di vita comune che include contribuzioni economiche reciproche.
Nella valutazione dell’importo dell’assegno e del diritto del richiedente a percepirlo, il giudice deve esaminare il contributo fornito dallo stesso alla gestione della vita familiare e alla creazione del patrimonio sia comune che individuale dei coniugi. È importante considerare, durante il periodo di convivenza prematrimoniale, le decisioni prese insieme dalla coppia che hanno influenzato la vita coniugale e che possono essere collegate a sacrifici o rinunce, specialmente professionali o lavorativi, da parte del coniuge economicamente più debole, il quale si trova incapace di mantenere un adeguato tenore di vita dopo il divorzio.
La suddetta decisione, pur essendo esplicitamente riferita all’assegno divorzile, non mancherà di incidere, in futuro, anche sulle decisioni riguardanti quello di mantenimento.

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